Questo sito utilizza cookies, anche di terze parti, per raccogliere dati utili a migliorare la tua esperienza di navigazione e di acquisto. Continuando a navigare accetti l'utilizzo dei cookies. - Maggiori info sui Cookies - Nascondi questo messaggio

Informazione e disinformazione sui cosmetici. Shampoo, dentifrici e deodoranti cancerogeni, ma anche rossetti "pericolosi" perché contenenti tracce di piombo. “Bufale”o notizie vere?

Nell'era di Internet scegliere quale crema anticellulite o solare acquistare, non è un'impresa da poco. Chissà quante volte vi sarà capitato di trovare nella casella di posta elettronica una mail che vi invitava a non usare più deodoranti e antitraspiranti, colpevoli di contenere cloridrato di alluminio, causa del tumore al seno. O shampoo e dentifrici con Sodio Lauril Solfato, altra sostanza cancerogena. Oppure di oli emollienti che danneggiano la delicata cute dei neonati e di creme idratanti che equivalgono a spalmarsi petrolio in faccia. O semplicemente di leggere su qualche newsgroup che in alcune marche di rossetti sono state trovate tracce di piombo, sostanza pericolosa per donne incinta e bambini. Sicuramente tantissime volte. Non si contano, infatti, i siti e i forum convinti che dietro a un flacone di bagnoschiuma o a un tubetto di dentifricio si nascondano gravi pericoli per la salute e l'ambiente. Ma si tratta di informazioni vere e corrette o solo di falsi miti e leggende metropolitane?

Dal convegno “Vero e falso in cosmesi”  organizzato a Milano il 16 giugno 2010 dalla SICC (Società Italiana di Chimica e Scienze Cosmetologiche), con l'intento di informare correttamente e di restituire la fiducia ai consumatori, le linee guida che ci devono orientare al momento dell'acquisto.

Informazione o disinformazione?

Marina Marinovich (presidente della Società Italiana di Tossicologia e docente all’Università di Milano) sottolinea come l'attuale impostazione del meccanismo di valutazione delle materie prime cosmetiche nell'ambito dell'Unione Europea sia molto rigoroso. E questo dovrebbe già farci tirare un sospiro di sollievo. Da non sottovalutare poi il ruolo dei tossicologi. Inoltre le autorità comunitarie hanno impostato una procedura molto particolareggiata, anche se proprio per questo a volte non immediata, di verifica delle materie prime a tutela dei consumatori. Quindi per comprendere quale sia la reale portata di alcune affermazioni che presentano come "estremamente pericolose" alcune sostanze di largo e controllato impiego nel campo della cosmesi meglio farsi guidare dal buon senso, documentarsi, controllare le fonti, verificare la terminologia, chiedere a chi giova e, soprattutto, avere maggior fiducia nelle autorità sanitarie.

Ci sono consumatori e consumatori. Quelli particolarmente attenti ai cosmetici che acquistano sono spesso desiderosi di raccogliere più informazioni possibili sulla sicurezza e naturalità degli stessi. E soddisfano questo desiderio di informazione a 360 gradi soprattutto attraverso il web. Online, infatti, è possibile trovare dati e spiegazioni su tutto, voci che affermano una cosa, ma anche il suo esatto contrario. Il risultato è che spesso si tratta solo di disinformazione. Una minoranza importante, costituita in larga misura da giovani, utilizza poi la rete per trarre informazioni pluraliste e indipendenti. Si tratta soprattutto di siti interattivi dove è possibile scambiarsi informazioni, pareri ed esperienze: tramite i blog online si analizzano i prodotti, si indicano gli ingredienti "buoni" o "cattivi". Pur controversi, questi siti servono a colmare una carenza di informazione. Anche il più attento fra i consumatori sceglie a quale cosmetico dare fiducia dopo aver ascoltato e valutato diverse voci, dalle comunicazioni delle aziende ai messaggi istituzionali e alle informazioni più varie. I clienti, che naturalmente nutrono elevate aspettative nei confronti di un prodotto, si affidano anche a fonti che ritengono indipendenti e sopra le parti. Ma anche in questi casi bisogna stare attenti a non cadere nella trappola della disinformazione.

Interpretare le etichette

Non sempre le scritte riportate sulle confezioni dei cosmetici sono fatte per aiutare l'utente finale, anzi. Spesso i produttori abusano di termini come naturale, bio, eco, etico proprio con l'intento di mettere in secondo piano la qualità. C'è poi molta confusione sui "marchietti" (certificazioni). Per non parlare delle iperbole pubblicitarie, le ambiguità, i messaggi negativi, quelli nascosti (come gli asterischi incomprensibili) e le omissioni volontarie. Come quando si legge "non contiene..." senza che alla base vi sia lo svolgimento delle prescritte analisi o "non testato sugli animali", pratica già oggi vietata. Il "punto verde" presente su molte confezioni viene poi da molti confuso come indice di un prodotto naturale mentre sta a indicare che l'azienda ha pagato lo smaltimento dello stesso.

Naturale= innocuo?

Spesso quando si acquista un cosmetico ci si lascia condizionare dal fatto che sia "bio". Giudicare un prodotto sulla base di un sistema di scelta così rigoroso può essere però ingannevole. Il perché è presto detto. I prodotti per la cura del corpo, secondo il dott. Luigi Rigano (Laboratorio di Consulenze Industriali Rigano), sono "complessi" e per questo non si possono classificare solo tenendo conto dei loro componenti. Bensì bisogna partire anche dall'esame del lavoro di assemblaggio, dai collaudi eseguiti su formule e prodotti, dalle competizioni vinte rispetto alla concorrenza, dalla durata di un marchio sul mercato. Il prodotto finale è il frutto di una serie di collaudi severi, incluse le valutazioni cliniche di efficacia su una cute sana, ma anche di stati di disequilibrio cutanei di volontari più sensibili della media della popolazione. Incluse anche misurazioni di parametri dermatologici, controlli strumentali per verificare il ritorno omeostatico della cute: riepitelizzazione, ripristino della barriera cutanea.

Relatori del convegno:

Elio Mignini, presidente della SICC (Società Italiana di Chimica e Scienze Cosmetologiche)

Giulio Pirotta, consigliere della SICC

Michela Loberto, della segreteria Adiconsum Lombardia

Marina Marinovich, presidente della Società Italiana di Tossicologia e docente all’Università di Milano

"La tossicità delle materie prime cosmetiche: garanzie per il consumatore"

Vincenzo Rialdi, presidente Mapic, e Marco Vassallo, coordinatore del Comitato tecnico Mapic

"Il ruolo dei produttori degli ingredienti cosmetici nella corretta comunicazione"

Marcello Oddini (Tecniche Nuove)

"La disinformazione cosmetica in internet"

Luigi Rigano, Laboratorio di Consulenze Industriali Rigano

"La rassicurazione cosmetica: l’esagerazione del naturale come mito di innocuità garantita?"

Enzo Berardesca, Istituto Dermatologico San Gallicano

"Quando è veramente irritante il prodotto cosmetico?"

Dario Fracchia (B&F Marketing)

"Aspettative dei clienti e fonti di informazione indipendenti"

 Silvio Pacillo, consulente di marketing

"Fiducia e credulità: come funzionano?"

 Viviana Poletti, Hill & Knowlton

"Come le aziende affrontano la "falsa" comunicazione"


Per la sintesi degli interventi vi rimandiamo al sito ufficiale della SICC (Società italiana di Chimica e Scienze Cosmetologiche)  www.sicc.it

RPF srl socio unico Via dei Sanniti 81020 Castel Morrone (CE) Italia P.I./C.F./R.I.CE:02800270619 REA:CE196681 Cap.soc.i.v.Euro 50.000. Parafarmacia Online Autorizzata dal Ministero della Salute C.u:013284.Direttore iscritto all'Ordine dei Farmacisti della provincia di Caserta al n.1602.